Il viaggiare alla scoperta della cultura olivicola di un territorio attraverso la visita a frantoi, luoghi di produzione e musei tematici, la partecipazione ad eventi e festival, … è oggi limitato ad alcuni specifici territori, ma vi sono potenzialità di sviluppo. Il recente rapporto “La valorizzazione turistica dell’olio” ha evidenziato che il 37% dei turisti italiani ha visitato un’azienda olearia e/o un frantoio nel corso dei suoi più recenti viaggi e il 69% desidererebbe prendervi parte, a dimostrazione dell’esistenza di una domanda ancora inespressa e, quindi, di un mercato ancora da soddisfare.
Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2020, il turismo dell’olio – o oleoturismo – entra nel quadro legislativo italiano e viene così equiparato all’enoturismo. Le disposizioni previste dalla legge 27 dicembre 2017 n. 205 vengono quindi estese anche a questa pratica turistica.
Si tratta di un riconoscimento importante per il settore olivicolo italiano, che già oggi rappresenta un’eccellenza produttiva del Belpaese, facendosi espressione dii valori culturali di tanti, diversi e specifici territori. Settore che è stato capace di produrre oltre 12.500 tonnellate di olio certificato DOP IGP per un valore alla produzione al 2018 di 86 milioni di euro e 62 per l’export (dati ISMEA-Qualivita). Dati importanti, espressione di una produzione di qualità rinomata anche a livello internazionale.
Attività che rientrano nel turismo dell’olio
Tra le attività che rientrano nel turismo dell’olio sono contemplate tutte quelle di conoscenza dell’olio d’oliva espletate nel luogo di produzione, in dettaglio:
- visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’ulivo
- degustazione e commercializzazione delle produzioni aziendali dell’olio d’oliva, anche in abbinamento ad altri alimenti
- iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito dei luoghi di coltivazione e produzione
Sono ora allo studio delle linee guida e indirizzi in merito ai requisiti e agli standard minimi di qualità per l’esercizio dell’attività oleoturistica, che andranno plausibilmente a elencare e definire le attività, i requisiti generali anche di carattere igienico-sanitario e di sicurezza, le linee standard per gli operatori, la formazione tecnico-pratica degli addetti ai lavori e la vigilanza del rispetto delle norme.
La regolamentazione del turismo dell’olio può produrre una serie di vantaggi. Per le singole aziende, più disposte ad aprirsi al pubblico di turisti e trarre vantaggio dalla loro crescita, oltre che conoscere un possibile incremento nella domanda di esportazione delle proprie produzioni; per il sistema Paese, che vedrebbe aumentare le entrate e le tasse derivanti dagli arrivi dei visitatori.