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Il turismo enogastronomico in Canada

Royce Chiwin, President & CEO Tourism Vancouver

La pandemia da COVID -19 rappresenta paradossalmente un’opportunità di ripensare il nostro modo di fare business in termini di destination marketing; da ciò ne deriva, inoltre, un nuovo modo di definire il turismo enogastronomico, soprattutto dal punto di vista della sostenibilità. Il «vecchio» approccio al destination marketing, comune in tutto il mondo, era la crescita fine a sé stessa. Ora, almeno a livello locale nell’area di Vancouver, ci stiamo concentrando sulla ricerca di un equilibrio tra la soddisfazione dei bisogni e dei desideri dei visitatori e quella dei residenti . La chiave per una ricostruzione di successo è la nostra cultura artigianale del saper fare, che può davvero portarci a una ripresa economica sia nel breve sia nel lungo termine.

Purtroppo, sono molte le aziende in difficoltà in questo momento. Il fatto che queste vendano i loro prodotti ad una clientela prettamente locale ci indica che la vera opportunità, in questo momento, è di concentrarsi sul nostro territorio, facendo un «passo indietro» in termini di marketing.

Il nostro compito principale, oggi, è quello di ridare fiducia e trasmettere sicurezza. Per raggiungere questo obiettivo è necessario il supporto dei media, che anziché puntare alla notizia e allo scoop, devono comunicare messaggi di positività. Per esempio, concentrandosi su tutte le nuove attività aperte durante la pandemia (che sono comunque un numero considerevole), piuttosto che su quelle che hanno chiuso.

Il nostro programma Dine Out Vancouver, ideato per incentivare gli abitanti della città ad andare al ristorante, proponendo un menù a prezzo fisso durante tutto l’anno, è ancora attivo e si sta ipotizzando di estenderlo anche a chi vive fuori provincia.

I residenti sono per noi un mercato di riferimento essenziale. Siamo, infatti, responsabili del supporto alle attività commerciali locali, che sostengono la nostra visitor economy, inclusi i ristoranti. Gli abitanti di Vancouver hanno un forte senso di comunità, che si manifesta anche nella disponibilità degli imprenditori a lavorare con noi. Sostenere adesso la salute delle imprese locali significa avere in un secondo momento opportunità allettanti, per attrarre e soddisfare i visitatori. A Vancouver sono molte le possibilità per lasciare al turista dei bei ricordi e i residenti vogliono che continui a essere così. Ricordiamo loro che hanno l’opportunità di aiutare a salvare le imprese locali e che questa è un’occasione unica per reimpostare i modelli di business.

Nonostante la fondazione del nostro ente risalga a 117 anni fa, oggi stiamo ripartendo da zero per ricostruire tutto. C’è una nuova opportunità per promuovere la sostenibilità nelle sue tre accezioni: ambientale, sociale ed economica. Se la comunità locale non è coinvolta, abbiamo perso la possibilità di fare le cose per bene e non ci sarà un’occasione migliore. Stiamo vivendo nell’evidenza di quale possa e debba essere l’impatto del turismo rispetto a quello che era prima.
Approfittiamone!

In qualità di DMO, abbiamo sbagliato finora a definirci destination marketing organisation. Dobbiamo guardare al nostro lavoro come gestione della destinazione, non solo di marketing della destinazione. Ogni giorno impariamo qualcosa di nuovo su come possiamo evolverci e su come possiamo collaborare per costruire il nostro futuro. Questa visione di fare impresa, tenendo conto della sostenibilità, della comunità e dell’inclusività, non si è ancora concretizzata in tante aree del mondo, ma è indispensabile che ciò avvenga.

Si tratta di ricostruire e riavviare. Non ricostruire quello che avevamo prima, ma costruire qualcosa di nuovo.

L’industria delle crociere è sempre stata popolare a Vancouver, ma dobbiamo chiederci: qual è il giusto numero di visitatori delle navi da crociera? Abbiamo davvero bisogno e vogliamo veramente di più? Costruire un nuovo terminal potrebbe non essere l’approccio giusto per una crescita sostenibile.

Stiamo costruendo una «coalizione di volenterosi» per portare avanti le attività. La pandemia da COVID -19 ci ha insegnato a comunicare diversamente dal passato, le persone oggi sono più disposte ad ascoltare. Si capisce meglio come funziona «una cosa» una volta che la rompi. In un certo senso, la pandemia è stato un «dono», se si può definire così, che ci permette di tornare tutti in carreggiata e ripensare al nostro modello di  business con una visione a lungo termine.

L’overtourism non rappresentava un problema nel pre-pandemia. L’area di Vancouver, però, stava diventando troppo costosa, con camere d’albergo il cui costo poteva aggirarsi intorno ai $ 700-900 a notte. Ciò significava che solo un gruppo d’élite di viaggiatori poteva permettersi di venire nella nostra città. Capisco perfettamente che l’obiettivo delle attività commerciali sia di generare un ritorno economico per gli investitori; ma quale è il costo per la comunità? Stavo camminando su Robson Street, qui a Vancouver, e ho visto molti negozi chiusi. Mi sono chiesto: qual è lo scopo del nostro lavoro e del luogo in cui viviamo, se non abbiamo una comunità vivace?

Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra il profitto e il senso di responsabilità verso la nostra comunità, che è stata duramente colpita dalla pandemia. La direzione in cui stavamo andando non è oggi più sostenibile. Esiste un modo per far coesistere i bisogni dei cittadini e delle imprese. Dobbiamo solo trovare l’equilibrio, poiché non esiste uno sviluppo infinito. Stando però attenti a non cadere nella cosiddetta «amnesia economica», che ci farà dimenticare la situazione prima della pandemia e gli errori che stavamo commettendo. Dobbiamo creare ponti, ottenere il supporto necessario per far sì che le aziende sopravvivano e ripartano. Il vero pericolo è lasciare a metà questo processo. Sappiamo che la popolazione mondiale sta crescendo, ma dobbiamo comunque chiederci: siamo d’accordo con una crescita sfrenata? Vancouver non ha più spazio per ampliarsi, avendo le montagne da un lato e il confine con gli Stati Uniti dall’altro. Dobbiamo quindi capire quale sia il giusto equilibrio per chi ci vive.

Tourism Vancouver vuole essere un partner sempre più importante nella costruzione di un futuro green della città. Per esempio, abbiamo il più grande frutteto urbano del Nord America, che dovrebbe essere lasciato così com’è, preservandolo e promuovendolo.

Se posso dare un consiglio, non perdiamo questa opportunità di cambiare mentalità e approccio. C’è sempre un lato positivo. Sviluppiamo subito nuovi modi per rapportarci con i nostri clienti e rafforzare la loro fiducia; se rimandiamo, il rischio è che saremo troppo impegnati per farlo. La paura per il virus deve essere sostituita dal rispetto per lo stesso, solo così potremo andare avanti.

Dobbiamo sentirci direttamente coinvolti in tutto ciò che riguarda la sostenibilità.

Ci concentreremo sul mercato locale e regionale, su cui dobbiamo migliorare. Al contempo, stiamo facendo ricerche per capire meglio le caratteristiche e le necessità del cosiddetto «viaggiatore disponibile», ossia chi tornerà viaggiare presto. L’influenza dei media è ora, più che mai, determinante per il turismo.

Per quanto riguarda i viaggi con gruppi numerosi, potremo decidere se e come investire verso questo segmento. Ad esempio, potrebbe essere più opportuno orientarsi verso gruppi ristretti, andare su altri mercati o sfruttare le nuove tecnologie che oggi offrono grandi opportunità. Inoltre, in futuro potremmo avere più clienti di nicchia che bilanciano i viaggiatori indipendenti e d’affari.

Vorremmo ascoltare di più la comunità e raccogliere più feedback. Per questo stiamo svolgendo indagine per capire le loro necessità. Questo è un passaggio fondamentale, perché ci troviamo di fronte ad una grande cambiamento.

 

Estratto dal Rapporto sul Turismo enogastronomico Italiano Trend e Tendenze a cura di Roberta Garibaldi.