Il turismo enogastronomico in Tailandia

Jatamas Jan Wisansing, Chairperson/Managing Director and Consultant at Perfect Link Consulting Group

In molti hanno elogiato il modo in cui alcuni Paesi asiatici, in particolare il Vietnam, hanno gestito l’attuale emergenza sanitaria. Tuttavia, il Sud-est asiatico è ancora in modalità «sopravvivenza».

Il turismo interno è divenuto sempre più importante per tutti i Paesi membri dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN) a causa della pandemia di COVID-19. L’enogastronomia ha un ruolo fondamentale, e può aiutare la ripartenza.

La popolazione locale ha riscoperto l’unicità dei propri cibi e bevande, imprimendo una svolta più sostenibile che potrà certamente aiutare la ripresa turistica della regione. Il cibo, inoltre, ci consentirà di identificare un maggior numero di “eroi” dell’enogastronomia locale, siano essi gli chef o gli stessi ingredienti. In un certo senso, è come se il turismo enogastronomico si aggiungesse nuovo valore alle risorse esistenti. C’è quindi spazio per sviluppare nuove proposte tematiche, che potranno essere poi offerte anche ai turisti internazionali. In Tailandia vi sono dieci grandi destinazioni che dipendono fortemente dal turismo internazionale.

L’industria del turismo ha subito qui un forte contraccolpo, soprattutto a causa del fatto che i tailandesi tendono a recarsi in altre mete e a partecipare ad attività differenti rispetto a quelle gradite ai turisti internazionali. Inoltre, ritengono che i ristoranti turistici siano troppo costosi, optando, così, per altri locali.

Per prepararci alla ripartenza abbiamo organizzato una serie di webinar in diverse aree della Tailandia. Abbiamo cercato di aumentare la consapevolezza dell’importanza del turismo enogastronomico. Purtroppo, il numero di proposte turistiche a tema è ancora limitato. Sia le destinazioni che i proprietari di attività commerciali non comprendono ancora appieno il valore di collegare le esperienze gastronomiche con le attività di marketing a livello di destinazione. I tour operator sono poco propensi a promuovere e vendere queste proposte. Oggi i turisti fanno fatica a capire quali siano le esperienze enogastronomiche disponibili e a scegliere quelle che più si confanno ai loro gusti.

Prima della pandemia abbiamo lavorato con i diversi paesi dell’Associazione per aiutarli a comprendere l’importanza turismo enogastronomico; alcuni sono risultati più preparati e pronti rispetto ad altri. Ora ci concentreremo sulla condivisione di idee e sullo sviluppo di nuove esperienze. Ciò significa che le singole destinazioni dovranno confezionare e promuovere percorsi e tour enogastronomici, compresi quelli che trans-frontalieri.

Mi piacerebbe inoltre vedere maggior numero di chef diventare ambasciatori dell’enogastronomia locale, e promuoverla come mezzo di diplomazia. Ritengo che siano i giusti rappresentanti per parlare di sostenibilità e per usare l’enogastronomia come veicolo per guidare uno sviluppo sostenibile. Sono però necessarie allo scopo un maggior numero di piattaforme che consentano di condividere queste opportunità e idee.

Gli chef sono a tutti gli effetti degli influencer, possono guidare lo sviluppo del turismo. Ma lo sono anche le nuove generazioni di blogger e YouTuber. Vorrei che gli chef più giovani collaborino con i colleghi più esperti, che le numerose associazioni di settore presenti nella regione collaborino tra loro al posto di agire in modo autonomo. E, possibilmente, che lavorino a stretto contatto con i tour operator e gli uffici del turismo per favorire una più rapida ripresa.

I rifiuti, in particolare quelli di plastica, sono un grosso problema nella nostra regione. Vediamo purtroppo immagini e video che ne mostrano l’eccessiva quantità, soprattutto sulle nostre spiagge, che rappresentano una risorsa chiave per il turismo nel Sud-est asiatico. Abbiamo discusso di questo annoso problema con i nostri chef, incoraggiandoli a farsi portavoce per cercare di limitare questa cattiva abitudine. Stiamo cercando di capire come creare un turismo a «Rifiuti Zero» e raccogliere buone pratiche nel turismo enogastronomico. Il cibo rappresenta da sempre un efficace strumento di comunicazione. Operando in questo modo, ci auguriamo che sia i turisti sia i residenti diventino sempre più consapevoli della necessità di un corretto smaltimento dei rifiuti.

Parimenti, sentiamo l’esigenza di coinvolgere maggiormente i locali ed essere più inclusivi. I souvenir enogastronomici – come le food box – possono essere uno strumento per far conoscere al pubblico la cultura e le persone del luogo. E, attraverso la loro vendita, generare un profitto che rimane sul territorio.

In Tailandia, ogni sotto-distretto territoriale (tambon) vanta una ricchezza enogastronomica unica; se consideriamo che in tutta la nazione ve ne sono oltre settemila, ci rendiamo conto di quanto ampio possa essere questo patrimonio. La sfida consiste nel portare questi prodotti sul mercato, in modo tale che siano disponibili per l’acquisto da parte dei visitatori. Tuttavia, spesso il packaging utilizza troppa plastica o non è attrattivo per i turisti. In alcuni casi, i prodotti contenuti si possono trovare anche in altre località vicine; inoltre, non esistono versioni premium. Tutto, dal packaging ai prodotti, deve essere unico, come le specialità di Javara Indonesia. Solo quando avremo sviluppato prodotti giusti confezionati in modo appropriato saremo in grado di lavorare sul marketing.

 

Estratto dal Rapporto sul Turismo enogastronomico Italiano Trend e Tendenze a cura di Roberta Garibaldi.