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UNA MAPPA MONDIALE DEL PATRIMONIO ENOGASTRONOMICO – GREG RICHARDS

Greg Richards, NHTV Breda University of Applied Sciences e Tilburg University (Paesi Bassi)

Docente presso l’Università NHTV di Breda e l’Università di Tilburg nei Paesi Bassi. È consulente internazionale nel campo del turismo culturale e creativo, ha collaborato con numerosi enti ed organizzazioni internazionali tra cui la Commissione Europea, l’OCSE e l’UNWTO.

 

Oggi l’enogastronomia è divenuta una leva di sviluppo territoriale (e turistico) grazie alla crescente enfasi posta sulla componente intangibile del patrimonio culturale (Richards, 2021). Il crescente desiderio espresso dai turisti di “assaggiare” il paesaggio – non solo le produzioni agroalimentari e vitivinicole, ma tutto ciò che queste racchiudono e veicolano – ha portato alla creazione (ed alla co-creazione) di nuove esperienze a tema.

Il turismo – ed in particolare il turismo creativo – consente di dare valore ai prodotti tipici, alle ricette locali, ai metodi di produzione, alle tecniche di preparazione, alle modalità e cerimoniali di consumo. La creatività e le abilità manuali che caratterizzano il patrimonio enogastronomico di un territorio sono oggi sempre più valorizzate e comunicate. La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha riconosciuto l’enogastronomia come elemento del patrimonio culturale immateriale e ha promosso lo sviluppo di una rete mondiale delle Città Creative per l’Enogastronomia.

Il processo di riconoscimento ed inserimento dell’enogastronomia nella lista dei beni immateriali UNESCO non è affatto semplice. Nel luglio 2020 si è creato un gruppo di lavoro composto da rinomati chef, esperti di enogastronomia, turismo e cultura per candidare la Cucina Italiana a patrimonio dell’umanità. L’attuale ministro della Cultura nel dare sostegno alla candidatura ha così commentato: “la Cucina Italiana significa promuovere l’idea di qualità della vita e del vivere italiano che è fatto di arte, di cultura, di paesaggi, di monumenti ma anche di esperienze come quelle delle eccellenze alimentari”. Questa frase ben evidenzia la complessità del patrimonio immateriale – specialmente se legato all’enogastronomia – rispetto a quello materiale/tangibili che, come noto, include siti di particolare rilevanza storica ed artistica.

I primi riconoscimenti hanno riguardato patrimoni “iconici” come il pasto gastronomico dei francesi, la Dieta Mediterranea la cucina tradizionale messicana (Richards, 2017). Dal 2017 la lista UNESCO ha visto una crescita esponenziale con ben 26 nuovi riconoscimenti che includono una varietà di elementi intangibili quali le tecniche di coltivazione di prodotti quali il tè ed i datteri, i metodi di produzione e preparazione di rum, caffè e harissa (salsa tipica tunisina), festival enogastronomici, specialità culinarie come il borscht (la zuppa di barbabietola ucraina) ed il cous cous. La lista dei beni immateriali UNESCO legati all’enogastronomia riportata nella Tabella 1 mostra chiaramente come questi, a differenza del patrimonio materiale/tangibile, afferiscono soprattutto a Paesi non europei – con Azerbaigian e Turchia in cima alla classifica con tre designazioni ciascuno.

 

Tabella 1: Beni immateriali legati all’enogastronomia iscritti nella lista UNESCO.

Paese Denominazione gastronomica immateriale
Algeria, Mauritania, Marocco e Tunisia Conoscenza, competenze e pratiche collegati alla produzione e al consumo del cuscus
Arabia Saudita Conoscenze e pratiche relative alla coltivazione dei chicchi di caffè Khawlani
Azerbaigian Nar Bayrami, festa e cultura tradizionale del melograno
Azerbaigian La tradizione di preparare e condividere il dolma, segno di identità culturale
Azerbaigian e Turchia La cultura di Çay simbolo di identità, ospitalità e interazione sociale
Cina Tecniche tradizionali di lavorazione del tè e pratiche sociali associate in Cina
Cuba La conoscenza dei Maestri del Rum Leggero cubano
Francia Competenze artigianali e la cultura della baguette
Haiti Soupe joumou di Haiti
Italia Cerca e cavatura del tartufo
Italia L’Arte del pizzaiuolo napoletano
Giordania Al- Mansaf in Giordania, tradizionale banchetto festivo ed i suoi significati sociali e culturali
Malawi Nsima , tradizione culinaria del Malawi
Malta La ftira, arte culinaria e cultura del pane a lievito naturale a Malta
Mongolia Tecniche tradizionali di produzione dell’Airag di Khokhuur e pratiche associate
Corea del Nord Le tradizioni associate al Pyongyang Naengmyeon
Paraguay Pratiche e conoscenze tradizionali del Terere nella cultura della Pohã Ñana, bevanda ancestrale del Guaraní in Paraguay
Polonia e Bielorussia La cultura dell’apicoltura dell’albero
Senegal L’arte culinaria senegalese del Cebu Jen
Serbia Le pratiche sociali, le conoscenze e le competenze relative alla preparazione e all’uso della tradizionale bevanda alla prugna, Sljivovica,
Singapore La cultura Hawker di Singapore, sale da pranzo per la comunità e pratiche culinarie associate in un contesto urbano multiculturale
Slovenia L’apicoltura in Slovenia, uno stile di vita
Tunisia Harissa, conoscenza, abilità e pratiche culinarie e sociali
Ucraina Cultura della preparazione del borscht ucraino
Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Egitto, Iraq, Giordania, Kuwait, Mauritania, Marocco, Oman, Palestina, Qatar, Arabia Saudita, Sudan, Tunisia e Yemen Conoscenze, abilità, tradizioni e pratiche associate alla palma da dattero

 

Il crescente numero di riconoscimenti è probabilmente dovuto alla maggiore enfasi posta dai governi nazionali nel promuovere la cultura, il turismo ed il commercio. Deacon (2011) ha criticato l’iscrizione di questi beni immateriali poiché, a suo parere, deriva da strategie di sviluppo turistico più che dal valore intrinseco del patrimonio. Ciò vale soprattutto per Messico, Corea del Sud e Tailandia, Paesi che hanno sviluppato politiche atte a dare maggiore risalto al proprio patrimonio enogastronomico a livello internazionale sia a fini turistici che commerciali. Ad esempio, il governo coreano attraverso Ministero dell’Agricoltura, dell’Enogastronomia e degli Affari rurali (MAFRA) ha intrapreso una serie di iniziative per promuovere all’estero l’enogastronomia nazionale fra cui spicca la candidatura della cultura tradizionale Jang alla lista UNESCO attraverso uno sforzo congiunto pubblico-privato. Dal 2016 il Ministero e Korean Food Promotion Institute stanno lavorando per ottenere questo riconoscimento, che sperano di ricevere entro il 2024.

Allargando lo sguardo alla lista del patrimonio immateriale UNESCO (Tabella 2) si nota che solo il 6% delle designazioni riguarda il patrimonio enogastronomico e la maggior parte di queste è legata a tecniche e modalità di preparazione. Negli anni il numero di riconoscimenti è cresciuto, tanto che nel 2022 oltre il 20% dei nuovi beni iscritti alla lista era legato all’enogastronomia

Tabella 2: Analisi delle denominazioni alimentari nella Lista del patrimonio immateriale dell’UNESCO

Anno Totale designazioni UNESCO Tradizioni alimentari Metodi e tecniche di preparazione Totale patrimonio enogastronomico
2008 90
2009 85
2010 47 1 2 3
2011 33 1 1
2012 32
2013 30 2 5 7
2014 38 1 2 3
2015 28 2 2
2016 41 3 3
2017 42 1 3 4
2018 39
2019 42
2020 35 4 4
2021 47 2 2
2022 48 4 6 10
Totale 677 11 28 39

 

Questi numeri sono destinati a crescere in futuro, trainati dalla concomitante crescita delle Città Creative UNESCO per l’Enogastronomia. Prima del 2011 solo tre erano le città iscritte all’elenco; nel 2019 se ne sono aggiunte 10 e nel 2021 ulteriori 13 per un totale di 50 città. Ciò plausibilmente porterà ad una sempre maggiore consapevolezza dei legami tra enogastronomia, patrimonio immateriale e turismo, analogamente a quanto avvenuto per il patrimonio materiale.

Riferimenti

Richards, G. (2017) The role of gastronomy in tourism development. Proceedings of the 4th Congress of Noble Houses, Muncipality de Arcos de Valvadez, pp. 1151-1159. https://www.researchgate.net/publication/357661276_The_role_of_gastronomy_in_tourism_development

Richards, G. (2021) Rethinking Cultural Tourism. Cheltenham: Edward Elgar.

 

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